Spazio vitale
11- Spazio vitale |
"L'animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto." (Inf. XIII; 70-72) Problema: Non fare territorio Parola chiave: Non sentirsi difesi nel proprio territorio / Difendere il territorio Conquistare il proprio posto nel mondo.
Il territorio in natura è uno spazio che si percepisce come proprio e dove ci si sente al sicuro. Chi non è in grado di accaparrarsi uno spazio vitale vive in uno stato di perenne allerta, che gioco forza si traduce in diffidenza verso il prossimo visto come un competitor all'occupazione del territorio o come usurpatore. Un conflitto di territorio procura un profondo disorientamento che sfocia in vari squilibri. Questo rimedio è una guida che aumenta la percezione del sé e aiuta sentirsi più sicuri.
Come pionieri quando
veniamo al mondo cerchiamo il nostro spazio vitale, il territorio ove
manifestare il nostro ego e costruire la nostra identità. I confini del
corpo, come i muri della nostra casa e anticamente il territorio di
caccia e di insediamento del clan, sono spazi inviolabili. Bisogna
imparare a difendere il proprio spazio vitale affermando la propria
identità. Il modo di intendere il territorio è diverso tra femmina e
maschio. A livello ancestrale nelle strutture patriarcali come la
nostra, il territorio per la donna è rappresentato dal nucleo famigliare
(nido), mentre per l'uomo è esteso all'affermazione di sé nella società
(branco).
Noce: è una pianta originaria dell'Asia (pendici dell'Himalaya), introdotta in Europa in epoca antichissima, ora è diffusa in tutto il mondo. È un albero vigoroso, caratterizzato da tronco solido, alto, diritto, portamento maestoso; presenta radice robusta e fittonante. Le foglie sono caduche, composte, alterne. È una pianta monoica in cui i fiori maschili sono riuniti in amenti penduli, lunghi 10-15 cm, con numerosi stami, che appaiono sui rami dell'anno precedente prima della comparsa delle foglie. I fiori unisessuali femminili schiudono da gemme miste dopo quelli maschili (proterandria), sono solitari o riuniti in gruppi, appaiono sui nuovi germogli dell'anno, contemporaneamente alle foglie. Il frutto è una drupa, composta dall'esocarpo (mallo) carnoso, fibroso, annerisce a maturità e libera l'endocarpo legnoso, costituito da due valve che racchiudono il gheriglio. È sensibile a ristagni idrici e stress idrici; non tollera i terreni pesanti, asfittici, mentre resiste anche ad elevato tenore in calcare. Teme gli eccessi termici (caldo e freddo). Modo d'uso |